sabato 2 giugno 2007

l'insostenibile leggerezza....

  • Desiderava fare qualcosa che non lasciasse possibilità di ritorno. Desiderava distruggere brutalmente tutto il passato dei suoi ultimi sette anni. Era la vertigine. L'ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere. La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa. Ci si ubriaca della propria debolezza si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.

  • Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati vale a dire vogliamo qualcosa dall'altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza.
  • Non si può mai sapere che cosa si deve volere perché si vive una vita soltanto e non si può né confrontarla con le proprie vite precedenti, né correggerla nelle vite future. [...]. Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L'uomo vive ogni cosa subito, per la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza avere mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? Per questo la vita somiglia sempre ad uno schizzo. Ma nemmeno "schizzo" è la parola giusta, perché uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro , mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro.
Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi [...] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti [...] C'è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata [...] E c'è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.


  • “L'amore è lotta” disse Marie-Claude, sempre sorridendo. “Lotterò a lungo. Fino alla fine”.
  • Ciò che l'io ha di unico si cela appunto in ciò che l'uomo ha di inimmaginabile. Noi possiamo immaginarci solo ciò che nelle persone è uguale, ciò che è comune. L'io individuale è ciò che si differenzia dal generale, quindi ciò che non si può indovinare o calcolare in precedenza, ciò che nell'altro si deve svelare, scoprire, conquistare.

3 commenti:

peppa ha detto...

che poi mi chiedo cosa cazzo si lotta a fare contro i muri di cemento armato??????
tutto perso miei cari.....tutto perso....

rosm ha detto...

..e se non volessi lottare, ma solo illudermi di farlo?

peppa ha detto...

sai come la penso...
saiche ho fatto di lotta continua il mio motto personale......
anche se a volte sembra inutile...anche se a volte sembra una illusione......
ma CI DOBBIAMO RIBELLARE.....
dobbiamo fare la rivoluzione iniziando dalle lenzuola del nostro letto....dall'acqua delle nostre piante....dal fumo delle nostre sigarette....dal detersivo per i piatti...
perchè il sistema ti incatena e lo sai...
detto questo...in mezzo ai vari ringraziamenti e dediche del caso...dimenticavo didire che in questi anni , mesi, giorni...non ho certo solo conosciuto persone belle, belline, bellissime....
ma molta , troppa gente di merda....
ma questo è un altro post...un'altra storia....